Descrizione
Rāga Sūrya Akhetaton è un brano che vede protagonisti sitar (solista), tampura e tābla nello stile classico indostano. Tuttavia presenta elementi di contaminazione e novità, sia in termini musicali che fisico-acustici. Da un punto di vista armonico e melodico non è un rāga tradizionale indostano o carnatico, ma è una composizione per sitar che nasce dall’incontro di diversi rāga preesistenti, principalmente rāga jogkauns e chandranandan. Nonostante questi siano rāga notturni, l’accordatura del sitar e della tampura e alcune figurazioni melodiche, rimandano alle atmosfere dei rāga legati al primo mattino. Anche il nome scelto per tale composizione in stile classico indiano è un richiamo immediato al sorgere del sole: Sūrya è il termine sanscrito per l’astro, e Akhetaton fu la città egizia del sole, oggi conosciuta come Amarna. Akhetaton fu fatta costruita dal faraone Akhenaton in onore alla divinità solare Aton-Ra. La presenza in questo brano dell’elemento egizio sorge dalla necessità dell’artista di dedicare una composizione all’antico legame, sempre più sostenuto dagli storici, che esisteva tra civiltà vediche indoariane e diciottesima dinastia egizia. In termini fisico acustici, essendo Rāga Sūrya Akhetaton un brano il cui utilizzo è da intendersi come supporto alla meditazione, tutti gli strumenti sono accordati sul LA 432 Hz, in coerenza con i diversi studi che hanno evidenziato i benefici psico-fisici derivanti da tale accordatura, soprattutto per la ghiandola pineale, il rallentamento delle onde cerebrali ed il sistema linfatico. Dal punto di vista ritmico il brano è strutturato in tre parti
progressive la cui velocità è rispettivamente di 40, 80 e nuovamente 40 BPM, seguendo l’indicazione di ricerche scientifiche che hanno dimostrato come l’ascolto di brani a velocità 40 BPM stimoli l’attivazione dell’area cranica della corona; la parte in 80 BPM è quella mediana ed è accompagnata dalle tābla: con questo si è voluto dare luogo a un momento di maggiore espressione in termini di azione creativa, la quale termina con una terza parte conclusiva, nuovamente a 40 BPM. Le parti introduttiva e di chiusura presentano tre vocalizzazioni dell’Oṁ realizzate dall’artista stesso con la tecnica del throat singing tibetano. L’intero brano è caratterizzato dalla presenza di elementi di elettronica soft-ambient con sintetizzatori accordati in 432 Hz. Si ringrazia Luca Rudra Vincenzini per il supporto fornito e le indicazioni scientifiche, che sono state integrate in fase di realizzazione e produzione; Matteo Rebora per le tābla e
Ysmail per il sitar, la tambura ed il canto.
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