Legge della saturazione dei sensi: il filo della lama e il fremito

Per comprendere a pieno la Legge della saturazione dei sensi, siamo partiti dalla dissipazione ordinaria dell’energia sensoriale (Vikṣepa) ed abbiamo ristrutturato la vitalità per mezzo dell’accumulo dell’energia potenziale gonadica (Ojas Saṅgraha), ora riprendiamo l’esperienza sensibile vivendola appieno sul filo prima della dissipazione (Asidhārāvrata).

Una volta compreso che i sensi oltre una certa soglia perdono la sensibilità. E che per acuire un’esperienza è necessario l’accumulo della stamina. Dobbiamo attraversare un terzo step (3° di 7), che preveda il saper vivere le sensazioni appieno senza cadere nella risoluzione.

Quest’arte parte della legge della saturazione dei sensi è stata nominata nello Śivaismo Kāśmīro come Asidhārāvrata, letteralmente l’osservanza del filo della lama. Una tecnica che, vista la segretezza delle pratiche tantriche tramandate oralmente all’interno delle scuole iniziatiche (Kula), è stata spesso deformata perdendo irrimediabilmente così il suo potere trasformativo. L’osservanza del filo della lama prevede il controllo dei sensi. Ma come asseriva Patañjali, non prima di esperire qualcosa, mentre se ne gode pienamente i frutti. La tecnica è abbastanza articolata da poterla spiegare in questo articolo, quindi per chi volesse approfondimenti posso rimandare al libro : “Tantra e scienza moderna”

Tanto per capire quanto possa essere stata deformata tale pratica. Chi cercava di rubarne i segreti essendone all’oscuro, credeva fosse dormire accanto ad una bella donna separati dalla lama di una spada per non cadere in tentazione…

Legge della saturazione dei sensi: il fremito

Legge della saturazione dei sensi: Il fremito (Kṣobha)

Riprendiamo il percorso sensoriale.

Se tutto il processo è stato fatto correttamente, la Dea Kuṇḍalinī, felice dell’accaduto, inizia ad inondare la colonna vertebrale (Ādharadaṇḍa) di brividi, fuoco, corrente e soffi in un fremito (Kṣobha) che è altamente liberatorio. Le scodate della Kuṇḍalinī sono liberatorie perché nel loro muoversi bruciano i Saṃskāra (impressioni mentali) inadeguati ed obsoleti come legna nel fuoco sacrificale (Homa). I sensi sono fortificati, potenziati e radiosi. Lasciano correre le sensazioni come offerte rituali che la mente avanzata (Adhikāra) fa alla ruota delle Dee (Śrī Śakti Cakra). Libera di muoversi nelle Nāḍī la Dea Kuṇḍalinī. Dopo il fremito, dalla base del lago Manasanovar (Mūlādhāra) inizia l’ascesa (Uccāra) verso il picco del monte Kailāsa (Sahasrāra).

Sempre per chi fosse interessato rimando al capitolo 7 del libro “Tantra e scienza moderna” dove spiego nel dettaglio il fenomeno

About the author

Luca Rudra Vincenzini

Ha iniziato gli studi di filosofia ad Orientalistica all’Università “La Sapienza” di Roma nel 1990, presso il dipartimento di Studi Orientali, Facoltà di Lettere e Filosofia, dove ha seguito i corsi di profondi conoscitori della cultura orientale, quali: Raffaele Torella e Fabio Scialpi (Sanscrito e Filosofia dell’India), Corrado Pensa (Buddhismo), Giuliano Bertuccioli (Lingua e Letteratura…

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