Nella tradizione hindū è pratica divinatoria centralissima la ripetizione delle sillabe sacre ( la pratica di Japa) , la cui vibrazione sottende alla creazione sensibile.
Al giorno d’oggi anche scienze moderne quali la fisica quantistica, la medicina molecolare, il bioelettromagnetismo, sono giunte alla medesima constatazione. Tutta la realtà, qualsiasi oggetto, per così dire concreto, è fatto di frequenze, ma questo è un altro argomento, torniamo ai mantra.
Per l’India, soprattutto quella di accezione tantrica, la ghirlanda delle lettere, o meglio dei fonemi (varṇa mālā o akṣa mālā), si trova sparsa, disseminata in tutta la creazione, nella forma di Malinī Śakti. A questo potere sparpagliato fa eco quello della ghirlanda primeva, ossia quella in ordine di fonazione, dalle gutturali alle labiali. La ghirlanda che nella Mente Universale precede alla manifestazione vibratoria della realtà, ossia Mātṛkā Śakti, la sorgente dei suoni.
La pratica di Japa corretta
Ebbene chi ripete i mantra ( la pratica di Japa ) si deve approcciare alle sacre 50 sillabe (dalla “a” alla “kṣa”, 47 + visarga + anunāsika e kṣa primo nesso consonantico) con il rispetto di un hotṛ. L’hotr è il sacerdote di vedica memoria che recita i testi sacri. La ripetizione, non solo deve essere corretta nella pronuncia, deve anche rispettare gli intenti (saṅkalpa) recitativi.
Se per esempio si recita il mantra di Lakṣmī non si devono chiedere soldi o prosperità, si deve omaggiare l’abbondanza già presente in natura, ci si deve predisporre per vederla attorno a noi nella manifestazione. Lo stesso dicasi per la conoscenza (Sarasvatī), il superamento degli ostacoli non necessari alla crescita (Gaṇeśa), i “nemici” (Durgā), i karma ripetitivi (Kālī), la forza (Hanuman), così via dicendo.
L’atteggiamento di chiedere, come dei bambini, la risoluzione magica delle difficoltà non si addice assolutamente ad un māntrika, un recitatore di sillabe sacre, il quale, avviato sul sentiero del mantrayāna, omaggia la perfezione della creazione ogni volta che ripete le sacre sillabe.
Il punto di vista
La realtà è perfetta come già è, essa fa specchio alla nostra comprensione, al vissuto di chi la vive. Ciò che deve cambiare è il nostro punto di vista, l’ottica dalla quale si osserva il mondo. Ognuno di noi vive nella bolla vibratoria dei propri pensieri, non è la realtà che è sbagliata, perché essa fa da specchio fedele di chi la fruisce, questo anche a livello collettivo. Ciò che va implementato è il livello vibratorio di chi la osserva, ovvero noi stessi. Quando ripeti un mantra omaggia la creazione, non chiedere, perché se chiedi non hai capito.
Oṁ Śrīṁ Mahālakṣmīyai Namaḥ
Oṁ Aiṁ Sarasvatīyai Namaḥ
Oṁ Dūṁ Durgāyai Namaḥ
Oṁ Klīṁ Kālīkāyai Namaḥ
Oṁ Gāṁ Ganapataye Namaḥ
Oṁ Hāṁ Hanumate Namaḥ
Oṁ Śrī Mātā NamaḥOṁ Namaḥ Śivāya