Il riverbero dell’anima (Rāga) – il violino di Anupriya Deotale nella musica indiana

Ѐ risaputo che il violino è uno degli strumenti più conosciuti, usati ed ascoltati al mondo. È stato inizialmente usato ed apprezzato nel suo luogo di nascita, l’Italia, da due dei primi liutai documentati nella storia della musica italiana: Gasparo di Salon e Andrea Amati, i quali hanno inventato il violino moderno nel 1555. Furono poi gli eredi di Amati ad essersi tramandati l’arte di costruire violini per le generazioni a venire. Cremona, patria di liutai di fama mondiale quali Antonio Stradivari e la famiglia Amati, divenne sinonimo di tecnica e arte della liuteria. Balaswami Dikshitar è considerato il primo artista che in India suonò la musica classica carnatica tradizionale con il violino, questo avvenne agli inizi del XVII d.C. secolo.

Per tale motivo il violino è più diffuso nel sud dell’India, dove viene utilizzato anche come strumento d’ensemble, nelle quali esecuzioni i violinisti seguono una tecnica specifica e strutturata. Al contrario, il violino è suonato più di rado nella musica classica indostana dell’India settentrionale. Alcuni dei violinisti più famosi come Pandit V.G. Jog, Pandit D.K. Datar, Dr. N. Rajam sono stati acclamati per il loro stile carismatico.

Il violino nella mia vita

Anupriya Deotale con il violino
Anupriya Deotale

Quando ripenso al mio viaggio musicale nel mondo del violino, mi sento benedetta. Sembra proprio che fossi destinata a nascere in una famiglia che apprezza profondamente l’arte, la letteratura e la cultura. Mio padre, il prof. Chandrakant Deotale era uno dei poeti hindi più anziani e rinomati, e l’amore e l’ammirazione di mia madre Smt. Kamal Deotale per la musica sono stati la mia ispirazione principale e la causa della passione da me nutrita da sempre per l’arte ed il violino.

Le mie guide

Quando mio padre mi regalò da giovanissima il mio primo violino (Ru. 250) mi resi conto di quanto la mia vita potè divenire, attraverso la musica, una preghiera costante nei confronti dell’Onnipotente. Sono stata davvero fortunata per il fatto che i miei genitori mi abbiano costantemente incoraggiata e guidata in ogni fase del mio viaggio artistico.
Essi mi hanno costantemente guidata in ogni fase del percorso non solo ad essere un abile musicista, ma anche a divenire un essere umano umile e devoto agli Dèi. Essendo figlia di un poeta, ho potuto esplorare i regni della creatività, è stata sempre chiara in me l’importanza dell’originalità. Come per mio padre la poesia, il violino per me è stato il mezzo d’espressione della mia anima.

“Il ruscello si fonde con il fiume e, poi, attraverso innumerevoli rivoli, esso finalmente si unisce al possente oceano. Eppure questo ciclo d’amore sembra incompleto. Sembra che gli occhi di un poeta siano alla continua ricerca di qualcosa al di là degli orizzonti”.

Come scrisse mio padre

Allo stesso modo, i musicisti hanno bisogno di continuare la loro ardua ricerca interiore per toccare il cuore e trascendere il tempo. È mia convinzione che i fondamenti della musica possano essere appresi dai mentori, ma alla fine ci si deve ritagliare il proprio percorso assorbendo completamente l’anima in esso, adottandolo devotamente come viatico alla verità.

La mia formazione

Ho avuto la fortuna di aver ricevuto la mia formazione nell’arte del violino da illustri artisti quali: Ustad Amjad Ali Khan Saheb, che è un leggendario suonatore di sarod, e Pandit Ram Narayan, che è un rinomato suonatore di sarangi. Ho cercato di amalgamare i vari aspetti di entrambi gli strumenti nella musica che suono ora. Ricordo che per anni ebbi l’abitudine di dormire ascoltando il canto di Ustad Ameer Khan Saheb. Il conforto e la purezza della sua voce hanno lasciato un segno profondo ed indelebile nel mio modo di suonare. Questo mi ha ispirato ad avere la mia percezione e
il mio metodo d’esecuzione che alla fine mi hanno condotto a creare un approccio soggettivo personalissimo. La mia musica cura diversi aspetti attraverso i quali mi sforzo di amalgamare il “gayaki ang”, lo stile vocale con il quale si imita uno strumento, con il “tantrakari”, lo stile musicale strumentale.

La mia esperienza con il violino nella musica indiana


Nell’arte del violino, essendo questo uno strumento senza tasti, sono più difficili da afferrare il gayakiang ed il tantrakari. Prima di iniziare a studiarlo, ho approfondito musica vocale (suonare la voce in maniera consapevole come fosse uno strumento) per quattro anni, cosa che ha migliorato profondamente la mia conoscenza degli svāra, le note della musica classica indiana (7+5). Mio padre sosteneva spesso che: “chi non ha sperimentato l’angoscia nella vita, non può sognare. Perché le persone dovrebbero voler scrivere poesie, se le loro menti non hanno sentito e sopportato in sé stessi le ferite procurate dal mondo?”. Questo, ovviamente, vale per tutti gli artisti, e quindi anche per i musicisti. Credo che solo chi abbia costruito un rapporto con gli svāra e li abbia adattati alle varie esperienze di vita, possa usare la musica come un mezzo d’espressione universale. La musica classica indostana va, infatti, oltre i rāga (accordi) e i loro componenti musicali. Suonare gli svāra dando loro vita è meraviglioso, ma è possibile solo connettendo l’arte con il
cuore e con le innumerevoli emozioni (rasa) che gli esseri umani provano, sulle quali spicca alta nel cielo della coscienza la devozione (bhakti) verso l’Assoluto. Se un brano musicale è strutturato in modo sistematico e ben composto, ma manca di sensibilità ed espressione emotiva, non creerà un’impressione (saṃskāra) duratura negli ascoltatori.

Sii la tua luce


Mio Padre menzionò spesso il detto del Mahātmā Buddha: “apaḥ dīpa bhāva”, che significa “sii la tua luce”.
La musica classica dovrebbe essere priva di ipocrisia e competizione e dovrebbe essere un viaggio che porta alla realizzazione del Sé (ātmābodha). La musica che si presenta come una preghiera cantata, di un devoto verso l’alto, porta pace e permette di connettersi a Dio. Per me è diventato uno stile di vita ed è sempre stato inteso come un percorso verso l’anima. Come la divinità cosmica non ha confini, così non ne ha la musica sua espressione sonora (spanda). Sento che le 12 note dello spartito della musica classica indiana sono molto potenti e vibrano dell’energia cosmica, spargendo armonia attorno come se fossero raggi dei solari. Ho sempre visto la musica attraverso gli occhi della spiritualità e, per questo, ho provato un’immensa gratitudine verso di essa. Ho avuto molte esperienze spirituali mentre suonavo in numerosi templi e chiese in giro per il mondo. Attraverso la mia passione per il violino, che credo sia uno strumento intimo vicino all’anima, in perfetta armonia con la voce umana, posso sentire e comprendere la vastità e la profondità oceanica della musica celeste ed ho sperimentato tangibilmente sia la potenza che l’esistenza di
Dio.

Maestro Anupriya & Jivesh

La musica come una forma di meditazione

Per me la musica non è mai stata solo una professione, piuttosto è una passione, un motivo e uno stile di vita! La musica classica indiana è strettamente connessa alla mente e ha forti valori terapeutici, sia per i musicisti che per gli ascoltatori. Ha la capacità di modellare la nostra coscienza. Per me, ciò è diventato particolarmente vero in questi ultimi tempi. Suonare il violino è stata una forma di meditazione, mi ha aiutato a rimanere in equilibrio ed ha introdotto positività e nuove idee che mi hanno reso più consapevole.

Una ecologia spirituale verso la musica

Infine vorrei suscitare l’attenzione del lettore sul fatto che c’è stato un cambiamento drastico nel modo in cui la musica indiana viene percepita oggi. Deve essere protetta dalle scorciatoie e dal potere delle lobbies economiche. Ѐ necessario fare familiarizzare le nuove generazioni con il valore estetico e terapeutico della musica classica. È importante ravvivare la coscienza delle persone verso la conservazione della multiformità e dell’eterogeneità delle antiche tradizioni del passato, intrecciandole nel presente con la creatività artistica per aprire panorami inaspettati alla musica indiana. Sono sicura che la musica classica indiana (saṅgita) continuerà a prosperare non solo in India ma anche nel mondo, perché essa tocca, nutre e parla all’anima.

Ascolta l’anteprima dei brani di Anupriya e Jivesh su GiardinodiMezzo:

Raag Bhimplasi Parte prima

Raag Bhimplasi Parte seconda

About the author

Anupriya Deotale

Anupriya Deotale è considerata tra i migliori violinisti dell’India e l’unica violinista di fama internazionale a Delhi. È figlia del grande poeta hindi Prof. Chandrakant Deotale e discepola del grande maestro, di sarod e sarangi, Ustad Amjad Ali Khan & Pandit Ram Narayan. Il suo stile di suonare il violino si distingue chiaramente per la…

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