Doṣa e allopatia, una possibile conciliazione – Parte II

II) Struttura fisiologica = doṣa e digestione (dieta).

I gruppi sanguigni, invece, potrebbero identificare il punto II, perché ad ogni gruppo, in base agli enzimi digestivi, corrisponderebbe un cibo preferenziale e perciò una correlata attività metabolica, senza che questo implichi la necessità assoluta di dover mangiare obbligatoriamente il cibo “corrispondente” al gruppo sanguigno. Però la familiarità tra gruppo sanguigno, antigeni ed enzimi digestivi determina lo stato di efficienza dei sistemi endocrino-linfatico-immunitari e, con una discreta approssimazione, il rapporto tra creazione e smaltimento delle sostanze di scarto metabolico (āma e mala). La biocompatibilità degli enzimi digestivi con i vari tipi di pietanze potrebbe come nel caso delle intolleranze e della celiachia innescare, a lungo termine, processi degenerativi: diabete, tumori, calo ormonale, cisti, infiammazioni di vario genere, mucogenesi, etc.

Assumere il cibo sbagliato per le predisposizioni antigenice comporta nell’immediato un calo prestazionale ed energetico che, a lungo andare, conduce alla malattia. La dieta andrebbe allora calibrata, a mio umile avviso, tenendo a mente anche i principi del Dottor James D’Adamo che nel 1957 ne teorizzò l’utilizzo nella nutrizione (dieta dei gruppi sanguigni), del figlio il Dottor Peter D’Adamo, che negli anni ’80 ne portò a termine gli studi, e del Dott. Pietro Mozzi, ad oggi loro sostenitore in Italia. La premessa è che a livello scientifico non se ne è ancora riconosciuta unanimemente la validità, giustificando il diniego con la spiegazione che c’è una predisposizione non ancora statisticamente rilevante, ricordo che si dice lo stesso per la dannosità delle onde elettromagnetiche emesse dai dispositivi cellulari e dalle antenne della rete. I gruppi sanguigni si sono distinti, gli uni dagli altri, a causa della prevalenza di un cibo piuttosto che un altro nella dieta preistorica, comportando così nei nostri antenati la selezione nello stomaco e nell’intestino di un gruppo di enzimi compatibile con quello specifico nutriente. Fu così che si svilupparono gli antigeni relativi che protessero da malattie e virus presenti, durante la preistoria, in quella specifica area geografica in cui si evidenziarono. È dunque l’ambiente e la sua biodiversità ad aver innescato il meccanismo di selezione enzimatica. Questa cosa divenne palese quando, ad opera dello sviluppo delle arti, della tecnologia, delle colonizzazioni e delle guerre, nei secoli le popolazioni cominciarono a mischiarsi esponendosi vicendevolmente a malattie per le quali la protezione e l’allarme degli antigeni risultò nulla. In ogni organismo, allora, vivente sono presenti in base al gruppo sanguigno sono presenti antigeni differenti:

  1. Gruppo 0: nessun antigene;
  2. Gruppo A: antigene A;
  3. Gruppo B: antigene B;
  4. Gruppo AB: antigene A e B;

Gli antigeni sono relativi alla copertura verso determinate malattie ed hanno il compito primario di allertare il sistema immunitario della presenza di virus, batteri e/o prodotti che risultano difficilmente digeribili in base alle predisposizione degli enzimi digestivi. Il meccanismo di chiavetoppa è quello di reazione agli antigeni contenuti nel cibo a loro volta presenti in base alle reazioni organiche di piante ed animali all’ambiente circostante. Gli antigeni dunque che introduciamo con la dieta possono essere identificati dall’organismo o come “amici” o come “nemici” e così, di conseguenza, si attiva la risposta immunitaria. Il sistema immunitario nei confronti degli antigeni “nemici” reagisce bruscamente e comincia la produzione di anticorpi con la funzione di attaccare quelli che sono visti come delle sostanze intruse. Ovviamente la reazione non è immediata e grave come nel caso delle allergie, ma a lungo andare, questa continua produzione di anticorpi innesca prima le intolleranze e le infiammazioni e poi vere e proprie patologie croniche. Questo istinto di saper riconoscere ciò che è dannoso all’organismo è rimasto integro negli animali selvaggi mentre si è perso nell’uomo e negli animali domestici, soprattutto in cani e gatti, che si ammalano come noi delle medesime patologie. Fino agli anni ’50, data di sviluppo di massa di patologie quali: infarti, cancro, diabete, ipertensione e malattie autoimmuni determinati meccanismi patologici erano pressoché poco rilevanti da un punto di vista statistico, soprattutto per la durata media della vita. L’Uso dei pesticidi e degli ormoni ha sicuramente aggravato le reazioni in fase di grastulazione delle sostanze incompatibili con l’organismo. Queste vengono attaccate dagli anticorpi ed intorno ad esse si va a costruire un tessuto cicatriziale che, in primis, rallenta l’attività endocrino-linfatica, ed, in secondo luogo, dà spazio a fenomeni patologici ben più gravi. Gli alimenti secondo questa logica ed in base al gruppo sanguigno si identificano secondo tre classi:

  1. alimenti benefici: sono dei veri e propri farmaci naturali;
  2. alimenti neutri: sono tollerati senza troppi problemi, non accelerano però le funzioni di rinnovamento cellulare, cosa che fanno invece i primi;
  3. alimenti nocivi: non sono compatibili e perciò abbassano il livello di funzionamento del sistema immunitario.

Ovviamente per la delineazione della dieta non è sufficiente il gruppo sanguigno, questo va intrecciato con altri fattori quali: età, peso, sesso, attività fisica, stato di salute generale e specifico (malattie genetiche che potrebbero derivare dalle predisposizioni dei gruppi somatotipi di cui sopra). Secondo questa logica, per esempio, il Gruppo O ha meno predisposizione per i tumori rispetto ad A e AB, mentre è più propenso agli stadi infiammatori, mentre B lo è verso il diabete e tutto ciò che concerne la mucogenesi. Il B appartiene al ceppo nomade indoeuropeo proveniente dall’Himālaya, la sua caratteristica è quella di saper digerire meglio degli altri i prodotti caseari ed il latte, ergo tutto ciò che vale per lui non lo è per gli altri, però sono i più predisposti alle malattie del sovrappeso e della tipologia kapha.

Vediamoli più da vicino. La dieta dovrebbe orientativamente essere: per i cacciatori del gruppo 0 più ricca di proteine animali; per i raccoglitori-agricoltori del gruppo A, va bene un po’ di tutto cereali in abbondanza, poca carne bianca e pesce azzurro senza esagerare e niente latticini; per i nomadi-pastori del gruppo B, di tutto un po’, in particolar modo i latticini, tranne il glutine; per gli “omnivori” del gruppo A-B, il gruppo più recente circa 2000 anni, le cose sono più semplici soprattutto in tema di cereali e legumi, ma dovrebbero fare attenzione alle stesse problematiche di A e B. Mangiare cibi salutari e neutri per il proprio gruppo, cercando di evitare categoricamente i nocivi, e/o ruotandoli tutti con il buon senso, come dalle classificazioni specifiche dei professori James e Peter D’Adamo, è un mezzo valido per proteggere lo stomaco da quelli ritenuti chimicamente “velenosi”.

Solo attraverso un’attenta e scrupolosa dieta, il corpo si alcalinizza nel modo corretto per ognuno di noi, scende l’infiammazione e si sgretolano le calcificazioni delle ghiandole dei sistemi endocrino-linfatici. Non è superfluo notare che nelle due raccolte principali dei provvedimenti āyurvedici erano presenti alimenti a base animale: “numerosi furono i provvedimenti dietetici contenuti nel Suśruta Saṃhitā, l’insieme dei 500 principi medicinali, durante il regno dell’imperatore Kaniṣka e, in seguito, nel Caraka Saṃhitā, datati imprecisamente in un lasso di tempo che va dal VIII-VI sec. a.C. al I-II sec. d.C. che sicuramente, come avvenne per molti testi antichi, furono rimaneggiati, più e più volte, dalle scuole dedite alla pratica dell’arte medica: la scienza (veda) della vita (āyus). Il Suśruta Saṃhitā consta di 186 capitoli e cita 1120 malattie, 700 piante mediche, 64 preparati erboristici e 57 preparati con base animale”, dall’Introduzione Tematica in testa al mio libro. Tornando ai doṣa potremmo, infine, legarli come segue: il gruppo 0 a pitta per la propensione alle proteine; il gruppo A dei raccoglitori a vāta perché legato ad una dieta frugivora; il gruppo B “nomade” a kapha perché più predisposto ai latticini e ad una dieta mucogenica, ed infine il gruppo AB, consolidatosi con l’agricoltura e particolarmente predisposto ai carboidrati, legato sia a vāta sia a kapha. Se andassimo, poi, ad intrecciare le informazioni dei gruppi sanguigni con quelle dei somatotipi potremmo avere nella pratica una comprensione accurata dei doṣa, ove il doṣa principale richiama il somatotipo ed il doṣa secondario il gruppo, per identificare il terzo basterebbe sondare le abitudini di vita dell’assistito. Questa tesi, infine, che va ovviamente sondata scientificamente, potrebbe asserire che un endomorfo gruppo 0 dovrebbe corrispondere ad un kapha-pitta; un ectomorfo gruppo B a un vāta-kapha; mesomorfo gruppo A ad un pitta-vāta e così via dicendo.

About the author

Luca Rudra Vincenzini

Ha iniziato gli studi di filosofia ad Orientalistica all’Università “La Sapienza” di Roma nel 1990, presso il dipartimento di Studi Orientali, Facoltà di Lettere e Filosofia, dove ha seguito i corsi di profondi conoscitori della cultura orientale, quali: Raffaele Torella e Fabio Scialpi (Sanscrito e Filosofia dell’India), Corrado Pensa (Buddhismo), Giuliano Bertuccioli (Lingua e Letteratura…

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